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Los huertos solares de Valdizarbe

Cari amici/che pellegrini/e:

Non vi è pace alcuna intorno ai “Caminos de Santiago“ che conosciamo e amiamo tantissimo, ed è con grande amarezza e sgomento  che, letto l’articolo di Antón Pombo in “Gronze” , mi sono permesso di metterlo a vostra disposizione (cercando di tradurlo al meglio), affinché coloro che abbiano particolarmente a cuore i “Caminos de Santiago” nella loro interezza, possano seguire lo sviluppo di questo nuovo attacco proditorio e scellerato, ed aiutare per quanto loro possibile, le organizzazioni di “Amigos dei Caminos de Santiago” o altri paladini, nel contrastare questo funesto progetto.

https://www.gronze.com/articulos/huertos-solares-valdizarbe-24707

Los «huertos solares» de Valdizarbe

Por Antón Pombo el Miércoles, 9 Febrero, 2022

Prima di iniziare questo articolo siamo obbligati, per imposizione del Tribunale del Sant’Uffizio e del Venerabile Cluster della Transizione Energetica, a giurare su Dio e su tutti i santi, specialmente su Santiago e San Rocco, che non siamo né negazionisti del riscaldamento globale né contro le energie rinnovabili, ma al contrario, che professiamo un desiderio sincero, disinteressato ed ecologico affinché le energie pulite sostituiscano presto i sistemi di produzione che stanno distruggendo il pianeta Terra con i loro gas nocivi. Amen.

Detto questo, i recalcitranti difensori della purezza letterale rimarranno senza i loro argomenti triti e ritriti ( gli stessi di sempre a proposito): “E’ il progresso, sciocco!” Commenteremo ora uno dei tanti progetti che, in nome della sostenibilità intesa come bene supremo, alla fine nascondono solo una storia ben nota: quella di un’azione imprenditoriale senza scrupoli, senza rispetto per i cittadini e il patrimonio, per fare più soldi possibili approfittando dei loro abili maneggi nella situazione. Ebbene, tra i tanti progetti nella bacheca di questa “Camminopoli” in cui viviamo, diamo un’occhiata al macro parco solare che l’impresa Solaria intende costruire in mezzo al Camino de Santiago; sì, in mezzo al Cammino Francese, e che occuperebbe una grande superficie, non meno di 280 ettari (senza contare le linee di evacuazione), dove si incontrano ora i caminos e dove l’immensità è percettibile. Diciamo che stiamo parlando di Obanos, Eunate e Puente la Reina, nella regione navarrese di Valdizarbe, ai piedi dell’Alto del Perdón. Come se non bastasse, siamo alla confluenza delle due grandi Vie storiche di pellegrinaggio provenienti dalla Francia dopo aver attraversato i Pirenei. Parole importanti. Passiamo ora agli espedienti puerili delle aziende del settore (eolico, solare), che pensano di sapere tutto per evitare la prima linea di difesa del patrimonio. Prima di tutto, la massa delle opere deve essere sminuzzata, perché altrimenti fa paura, e così si parla dei parchi fotovoltaici Serena Solar 1 e 3, e Amaya 4, da installare nei Comuni di Adiós e Muruzábal. Un altro è il gioco del linguaggio, perché si sa già che chi impone la sua interpretazione delle cose, con un gioco di parole, vince la partita. Per questo motivo, l’eufemismo «Orti solari» viene utilizzato ripetutamente per scongiurare qualsiasi immagine industriale, come se gli agricoltori e gli allevatori della regione, invece di coltivare carciofi, girasoli o grano e allevare pecore al pascolo, potessero ora dedicarsi a: «piantare» pannelli solari, una nuova linea di coltura in cui, tuttavia, diverrebbero affittuari oziosi, come i proprietari del sud della vecchia scuola, ma mal pagati.

E naturalmente, il documento d’impatto ambientale presentato dall’Azienda parla di uccelli e rane (tutti questi rapporti sono copiati l’uno dall’altro, a volte anche confondendo gli ecosistemi), e pratica la tattica dello struzzo, se non del cobra, considerando il “Camino de Santiago” un semplice incidente. Basti dire che non localizza nemmeno la Chiesa di Eunate sulla cartografia, che qualche Assessore ben pagato ha intitolato come “Nuestra Santa María de Eunate” (finora per niente “vostra”!). Basterebbe sottolineare che l’azione, per il suo grave impatto visivo, va contro il senso comune, ma per di più, come avviene in tutte le società avanzate del mondo, in Navarra esiste una Legge Regionale di Pianificazione Territoriale e Urbanistica, che nel suo articolo 52, punto 5, afferma che per proteggere il paesaggio, sarà realizzata:

a) Identificazione di quelle Enclavi che, per la loro rilevanza o unicità, dovrebbero essere soggette a protezione.

b) Fissazione di criteri che garantiscano una protezione estesa e non riduttiva del paesaggio.

c) Individuazione di quei luoghi e ambienti che,  in ragione di una grave alterazione dei valori naturali o dei tratti caratteristici della loro antropizzazione storica, dovrebbero essere restaurati in termini di paesaggio”.

Pertanto, e per evitare ulteriori spese in termini di attuazione del punto c), sarà necessario non autorizzare azioni distopiche come quella proposta, che, tra le altre carinerie, porterebbe a quanto segue:

a) La vista, dall’Alto del Perdón e lungo tutto il tratto fino a Obanos, di una valle in cui pascoli e le coltivazioni sarebbero in gran parte sostituiti da grandi distese di neri pannelli solari riflettenti.

b) Il degrado assoluto dell’ambiente placido e idilliaco della Chiesa di Santa María de Eunate, anch’essa un BIC e i suoi dintorni “Paesaggio singolare della Navarra”, che secondo il regolamento regionale sono quei “luoghi di eccezionale valore identitario per i loro meriti patrimoniali, paesaggistici, storico-culturali e simbolici. Essi costituiscono i riferimenti territoriali riconosciuti sia all’interno che all’esterno della Navarra e sono una preziosa risorsa economica di crescente domanda sociale”.

c) L’avvicinamento, fino al bordo del Camino, degli “Orti solari”, che in questo caso sarebbero completamente chiusi con strutture metalliche, il che significa che i pellegrini camminerebbero in gabbie.

d) Inoltre, al primo allegato, si tende a trascurare il fatto che l’elettricità prodotta deve essere trasferita agli impianti di trasformazione e di consumo, e per farlo occorre tendere, o interrare (questo non piace alle imprese, perché rende il business più costoso), linee di condotta di alta tensione, che in questo caso accompagnerebbero non meno di 5 km del Cammino Francese Aragonese per i Comuni di Adiós, Enériz, Úcar, Biurrun, Olcoz e Tiebas-Muruarte de Reta; “Tutto uno stenditoio per i panni”.

Stiamo quindi gettando via il consenso e le conquiste acquisite, dopo molti anni di riflessione e sensibilizzazione sulla pianificazione territoriale e la protezione del paesaggio, la ratifica da parte del Regno di Spagna della Convenzione Europea del Paesaggio (2007), i progressi fatti nella definizione del Paesaggio Culturale, e naturalmente, tutti le risoluzioni-quadro per la protezione del Cammino di Santiago come Bene di Interesse Culturale (BIC).

Per quanto riguarda l’ultima considerazione, non possiamo cadere in una visione riduzionista del patrimonio che appartiene al passato, perché un monumento in sé ha tanto valore, come una Cattedrale o un complesso storico, quanto il percorso stesso con la sua infrastruttura stradale, e anche sull’ambiente sul quale il legislatore sta considerando margini sempre più ampi, riferendosi ad aree come i bacini visivi o i quadri geografici e regionali (in Galizia questo spazio protetto è il più grande della regione).

Oltre a tutto ciò esposto, la risposta sociale è stata enorme nella regione, con tutte le Associazioni agricole della Navarra che si oppongono radicalmente al progetto industriale. Con il motto «Rinnovabili sì, ma non così» è stata creata una piattaforma cittadina, «Salviamo il Perdón 4.0», alla quale si sono aggiunte numerose Associazioni. Tra le Jacobee, soltanto la “Fraternità Internazionale del Camino de Santiago”, ha però presentato le proprie denunce. La piattaforma, in un altro atto di purezza del sangue a cui siamo costretti dal falso Grande Fratello Verde, ha dichiarato che si impegna per “una transizione energetica urgente, equa, equilibrata e guidata dai cittadini, basata sulla riduzione del consumo di energia e sulla produzione di energia rinnovabile, ma con un piano di sviluppo razionale e correttamente dimensionato e situato sui tetti degli edifici, su terreni industriali o su terreni non adatti alla coltivazione”. Solo per non essere accusati di essere trumpisti;  c’è qualcosa da obiettare?

Nella loro argomentazione, le Associazioni, aggiungono che il progetto di Solaria “degrada gli ecosistemi e la biodiversità”, “cancella centinaia di ettari di terreni agricoli altamente produttivi” e “distrugge l’occupazione rurale” (agricoltura, allevamento e turismo rurale). Infine, e questo è più personale, dichiarano che “ci piacciono i nostri villaggi e non vogliamo vederli trasformati in zone industriali”. Chiunque potrebbe sottoscrivere empaticamente questo, no?

In breve: qualcuno può concepire che in questo momento, e con il livello di sensibilità che esiste intorno al Cammino Francese, e la protezione che gli è stata data dall’essere stato dichiarato Bene di Interesse Culturale nella sua totalità, e benedetto come Primo Itinerario Europeo e Patrimonio dell’Umanità, che una Impresa Industriale possa proporre un progetto così sovradimensionato?

Non sarà che i parchi fotovoltaici, come i parchi industriali o gli sfruttamenti minerari prima, possono essere situati ovunque, facendo solo gli interessi dell’industria energetica? Continueremo a dividere e comprare gli “indios“, attraverso addetti specializzati nella disinformazione e nel ricatto, con regali e alcool affinché si smobilitino? La Navarra, e la Spagna, sono per caso un paese di banane senza cultura né rispetto per il suo patrimonio millenario? E infine, dove sono le associazioni Jacobee (che non le vedo..),  che nei loro statuti, tutti copiati, hanno giurato per Tutatis (o forse in San Giacomo?), di vigilare sulla difesa del patrimonio Jacobeo e dei suoi valori? Certe imprese ci fanno sprecare il nostro tempo, il nostro denaro (denunce, appelli, mobilitazioni) e la nostra pazienza con le loro idee brillanti, cercano di farci comprare le loro idee (“Orti solari”) e fondamentalmente approfittano della necessità imperiosa, basata sugli accordi firmati dallo Stato spagnolo, per cercare di  per tentare di (segnare dei veri goals NDR..), ottenere obiettivi reali, di tale portata che l’Unesco considererebbe sicuramente il “Camino Francés” perso per sempre. Perché se hanno minacciato di togliere dalla lista un Monumento quale è la Cattedrale di Burgos, solo a causa di alcune piccole porte, cosa non farebbero con l’aberrante parco di Valdizarbe?

Dato l’impasse nel trattamento di molti progetti di energia rinnovabile selvaggia, conseguenza della nuova corsa all’oro che stiamo vivendo, il governo spagnolo ha incoraggiato le aziende a ritirare quelli più problematici, dato che attualmente sono state presentate domande per produrre 150.000 MW, quando l’obiettivo per il 2030 è di 60.000 MW, cioè tre volte di più. Lo stesso Ministero per la Transizione Ecologica riconosce quindi che molti di essi non saranno vitali, e noi speriamo che Valdizarbe sia uno di questi. In caso contrario, il “Camino Francés”, sarà in pericolo mortale, e se no, solo il tempo lo dirà.

Adattamento e libera traduzione: Mauro Sala

Cari pellegrini/e;  potete dare una mano firmando la Petizione in change.org  cliccando su questo link

https://www.change.org/p/gobierno-de-navarra-no-a-los-macroparques-en-la-sierra-del-perd%C3%B3n-y-valdizarbe-navarra-renovables-si-no-asi?recruiter=false&utm_source=share_petition&utm_campaign=psf_combo_share_initial&utm_medium=whatsapp&utm_content=washarecopy_28312596_es-ES%3A5&recruited_by_id=1c7414e0-9ac0-11eb-bebd-8f0d96f7b151&fbclid=IwAR3vngzv7SkoCMVX27lF63vUcx2WkNJd8IKtrZzg-oHH9h2Ro_7Y6J94COM